Cessione del credito, 33.000 le imprese artigiane a rischio fallimento a causa del blocco causato dal susseguirsi di misure anti frode.I dati arrivano dalla CNA, Confederazione Nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa, sulla base dei risultati di un’indagine svolta presso un campione di circa 2.000 imprese del settore dell’edilizia, delle costruzioni e dei serramenti.
I numeri seguono quelli forniti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze sull’ammontare di crediti in stand by nel Cassetto Fiscale: ammontano ad un totale di 5,2 miliardi di euro gli importi bloccati alla data del 19 maggio 2022, e dall’analisi degli stessi risulta che buona parte è relativa a somme per le quali è stato applicato lo sconto in fattura al cliente.
Per la CNA si tratta di un totale di 2,6 miliardi di euro di crediti maturati dalle imprese, che restano però fermi nel Cassetto Fiscale a causa del blocco delle procedure di cessione da parte delle principali banche.L’effetto pratico è che il superbonus e i bonus casa ordinari, dopo aver contributo al rialzo del PIL dello scorso anno, rischiano ora di causare il fallimento di molte imprese e la perdita di 150.000 posti di lavoro nella filiera delle costruzioni.
Cessione del credito, il blocco mette a rischio 33.000 imprese: Cassetto Fiscale pieno, “tasche” vuote
I dati forniti dalla CNA il 3 giugno rispecchiano quanto emerge quotidianamente dai forum tematici nei quali si confrontano imprese e professionisti che, dopo aver applicato lo sconto in fattura, si trovano ora nell’impossibilità di monetizzare il credito fiscale maturato.La filiera delle costruzioni, dopo il balzo dovuto all’introduzione del superbonus e al potenziamento dei bonus edilizi ordinari, vive ora una situazione di estrema difficoltà, che rischia di portare al fallimento 33.000 imprese artigiane e alla perdita di 150.000 posti di lavoro.
Sono le aziende con giro d’affari inferiore a subire in misura maggiore gli effetti negativi del blocco della cessione del credito. Dall’analisi della CNA emerge che quelle fino a 150.000 euro detengono nel Cassetto Fiscale 57.000 euro di crediti, mentre il dato si assottiglia per le realtà più grandi.
L’impatto pratico sulle imprese è rilevante e preoccupa: stando ai dati forniti dalla CNA, sono 60.000 le aziende artigiane che si trovano con il Cassetto Fiscale pieno di crediti, ma senza liquidità, e del campione di intervistati il 48,6 per cento parla di rischio fallimento, il 68,4 per cento di blocco dei cantieri attivati.
Preoccupano anche le contromisure adottate, che rischiano di creare un pericoloso effetto domino: quasi un’impresa su due sta ritardando i pagamenti ai fornitori, il 30,6 per cento rinvia il versamento di tasse e imposte e una su cinque non riesce a far fronte ai pagamenti verso i collaboratori.
Cessione del credito, dopo lo sconto in fattura le difficoltà delle imprese: blocco e tempi lunghi
Dall’indagine condotta dalla Confederazione emerge che ammontano a 2,6 miliardi di euro i crediti derivanti dall’applicazione dello sconto in fattura da parte delle imprese non ancora monetizzati.Circa il 15 per cento del totale dei crediti risulterebbe bloccato, e le misure previste dal Decreto Aiuti sembrano per il momento non aver sortito alcun effetto pratico.
Per superare il problema dell’incapienza e la conseguente impossibilità di acquistare nuovi crediti, con il decreto legge n. 50/2022 è stata infatti prevista la possibilità per gli istituti di credito di cedere le somme in qualsiasi momento verso i propri clienti professionali.
Una “contromisura” adottata dal Governo che per il momento non è riuscita a sbloccare il mercato delle cessioni.
Che il settore sia in affanno non è una novità, considerando che sull’impatto delle misure anti-frode si è espresso lo stesso Ministero dell’Economia, evidenziando che alla data del 19 maggio 2022 risultano in attesa di accettazione sul Cassetto Fiscale ben 4 miliardi di crediti derivanti da opzioni di prima cessione o sconto in fattura, importo pari a 1,1 miliardi per quel che riguarda invece le cessioni successive.
Il motivo?
Il 47,3 per cento delle imprese intervistato dalla CNA ha dichiarato di non riuscire a trovare soggetti disposti ad acquisire i crediti, mentre il 34,4 per cento lamenta tempi lunghi per la lavorazione delle pratiche.
Nel comunicato pubblicato dalla Confederazione viene evidenziato che:
“attraverso lo sconto in fattura l’impresa ha anticipato per conto dello Stato un beneficio al cliente, facendo affidamento sulla possibilità, prevista dalla legge, di recuperare il valore della prestazione attraverso la cessione a terzi.”
La necessità di contrastare le frodi nel settore ha però reso necessaria l’adozione di contromisure da parte del Governo, al quale la CNA si rivolge per sollecitare un intervento straordinario, che consenta di scongiurare una “gravissima crisi economica e sociale”.