Addio a sconto
in fattura e cessione
del credito per gli interventi
edilizi e di efficientamento energetico di qualunque tipologia avviati
a partire dal 27 marzo.
Con un colpo di spugna a sorpresa il governo, con un decreto
firmato dal Ministro dell’economia, Giorgetti, approvato dal Consiglio dei ministri il 26
marzo, ha cancellato
tutte le opzioni anche alla luce degli ultimi dati certificati dall’ISTAT, che hanno
portato alla revisione del deficit relativo all’anno 2023 arrivando alla misura del 7,2 per cento, revisione al rialzo che segue quella già intervenuta per gli anni 2021 e 2022. Su questo hanno
pesato ovviamente anche i dati del Superbonus con un costo dello Stato che ha toccato i 114 miliardi a fine febbraio.
Stop anche alla possibilità di remissione in bonis per avere più tempo a disposizione per
trovare un cessionario per le spese del 2023, mentre aumentano gli obblighi di comunicazione per utilizzare le agevolazioni fiscali. Inoltre non
è più ammessa la compensazione per chi ha debiti con l’erario oltre
i 10.000 euro. Si dovrà prima
sanare queste poste e poi sarà possibile utilizzare gli eventuali crediti
maturati.
Stop alle opzioni per i nuovi lavori di Superbonus
Ancor prima che il testo del decreto fosse disponibile, il governo con una nota ha
annunciato che il decreto prevede per prima cosa l’eliminazione,
per gli interventi successivi all’entrata in vigore delle nuove norme, della possibilità di applicare ancora le opzioni per sconto in fattura o per la cessione del credito in luogo delle
detrazioni.
Si tratta dunque di una
ulteriore stretta rispetto a quella di febbraio del cosiddetto Decreto
salva spese che nel caso del Superbonus aveva previsto questa opzione, nel caso di lavori
non ancora avviati, esclusivamente in relazione agli interventi comportanti la demolizione e la ricostruzione degli edifici per i quali, in data antecedente a quella di entrata in vigore
del decreto stesso fosse già stata presentata la richiesta di titolo abilitativo per l’esecuzione dei lavori edilizi. Il decreto aveva però lasciato aperta
la possibilità di opzione in relazione al Bonus
barriere del 75%. Una volta che ci sarà il testo vedremo cosa accade anche per questo.
Niente remissione in bonis per le spese del 2023
Intanto comunque per le spese del 2023 non sarà più possibile trovare nuovi cessionari, se non si riesce a chiudere il contratto entro il prossimo
4 aprile. È questo, infatti, il termine
ultimo per comunicare le opzioni per sconto o cessione per le spese dell’anno passato, dato che il governo ha cancellato la possibilità di usufruire della remissione in bonis, ossia
del meccanismo che consente di presentare la comunicazione anche dopo il termine di scadenza, a fronte del pagamento di una sanzione
di 250 euro.
Chi usufruisce della remissione in bonis ha tempo fino
alla data di scadenza della presentazione del modello Redditi per effettuare la comunicazione, quindi in pratica sei mesi in più di tempo per trovare un cessionario. Lo
scorso anno è stato possibile per le spese del 2022, quest’anno
non si potrà più fare. Il governo ha cancellato questa opzione al fine di acquisire, alla scadenza ordinaria del termine previsto l’ammontare del complesso delle opzioni esercitate e
delle cessioni stipulate.
Obbligo di comunicazione preventiva per le detrazioni
Al fine di garantire un’adeguata e tempestiva conoscenza delle grandezze economiche e finanziarie connesse alle agevolazioni relative agli interventi edilizi, poi,
il governo ha deciso un’ulteriore stretta sulle comunicazioni.
In particolare in caso di omessa
trasmissione delle informazioni relativa agli interventi già avviati, scatterà l’applicazione di una sanzione
amministrativa di euro 10.000, mentre per i nuovi interventi è prevista la decadenza dall’agevolazione fiscale.
Niente compensazione con imposte future per chi ha debiti con l’erario
Con il decreto scatta poi la sospensione
dell’utilizzabilità dei crediti di imposta inerenti i Bonus Edilizi in presenza di iscrizioni a ruolo o carichi affidati agli agenti della riscossione relativi imposte erariali e
ad atti emessi dall’Agenzia delle entrate per importi complessivamente superiori a euro 10.000.
Se sono scaduti i termini di pagamento e non sono in essere provvedimenti di sospensione o piani di rateazione per i quali non sia intervenuta
decadenza. In questi casi o crediti non potranno essere utilizzati fintanto
che non sarà pagato il debito pregresso.
Stretta sui crediti ACE
Infine il decreto contiene i misure volte a prevenire le frodi in materia di cessione dei crediti ACE, l’incentivo alla capitalizzazione delle imprese. Viene quindi prevista la riduzione a una sola possibilità di cessione e viene estesa la responsabilità solidale del cessionario alle ipotesi di concorso nella violazione. Ampliati anche i controlli preventivi in materia di operazioni sospette.